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lunedì 1 febbraio 2010

Recensione "Hell":FRANCESCO GIUFFRE' RISCRIVE OTELLO, PAPA' CARLO "MAGNIFICO"

(AGI) - Roma, 30 gen. - S'intitola "Hell - Un'altra storia del moro di Venezia". Ed e' proprio un'altra storia rispetto a quella immortale di Shakespeare, quella messa in scena fino al 7 febbraio al Teatro Piccolo Eliseo di Roma dal regista Francesco Giuffre' e interpretata da Riccardo Scarafoni, Mauro Mandolini, Giorgio Marchesi, Federica De Cola e Marta Nuti.
Scritto dallo stesso Giuffre' e Scarafoni, questo testo si rifa' all'Otello nell'idea di base e nei nomi dei personaggi.
Ma le analogie in sostanza finiscono li'. Abbandonata la forza dell'invidia e della gelosia, motori dell'opera shakespeariana, in "Hell" si punta sull'introspezione e sulle immagini. Quadri di alto contenuto onirico, fatti di suoni, luci e movimenti, si alternano a scene recitate con appassionata partecipazione dai giovani protagonisti (il piu 'vecchio' e' Mauro Mandolini, credibilissimo sessantenne a soli 44 anni, che al termine dello spettacolo di ieri sera ha 'incassato' il plauso dello stesso Carlo Giuffre', venuto ad applaudire il figlio). Scene in cui immagine, musica, giochi di luci, mimo e emozioni evocate e trasmesse vanno a scandire i vari momenti dello spettacolo. Una soluzione di regia originale che a volte diventa pecca di narcisismo e penalizza il ritmo e la fluidita' del testo. Nel ruolo di Iago si erge, piccolo, viscido e vagamente satanico e un po' sopra le righe Riccardo Scarafoni. Il suo personaggio e' estremo e, seppure ricordi molto immagini cinematografiche recenti (vedi il Gollum e il Vermilinguo del Signore degli Anelli) o si ispiri a 'cattivi' storici (Hitler, Mengele, ecc.), mantiene durante tutta l'ora e mezza di spettacolo una sua coerenza nel rappresentare il 'male assoluto'. A differenza dell'Otello di Shakespeare, in "Hell" si racconta la tragedia di un vecchio (in questo sta la sua diversita', non nel colore della pelle), di un re che sposa una ragazzina ed e' criticato dal suo popolo per questo. La gelosia non e' piu' il motore della vicenda, anche se il 'veleno' versato nel suo corpo da Iago e' lo stesso dell'opera shakespeariana: la gelosia diventa secondaria rispetto alla considerazione della realta', alla coscienza che un giovane sia piu' adatto a stare con sua moglie di lui, vecchio e stanco. Otello di Giuffre' e' un uomo patetico che costringe il suo popolo a stare rintanato sotto terra per non combattere, per vivere la sua storia d'amore 'contro natura' e scappare dalla guerra che si svolge in superficie e che arriva laggiu' solo attraverso i rumori lontani. Iago non e' semplicemente un uomo perverso, ma una persona triste, annoiata, stanca di doversi nascondere come un topo sotto terra. Desidera il male di Otello e di Michele Cassio (Giorgio Marchesi, autore di una prova maiuscola, soprattutto nei duetti con Iago e con Federica De Cola-Desdemona), ma la sua non e' semplice invidia: e' voglia di liberta', desiderio di sostituire il suo re per cambiare il corso delle cose. Anche se poi, forse, non vuole cambiare nulla. "Hell", che sara' in scena fino al 7 febbraio, ha avuto ieri uno spettatore d'eccezione, Carlo Giuffre'. A 81 anni, uno dei massimi protagonisti del teatro italiano si e' commosso nel vedere lo spettacolo del figlio e alla fine non ha resistito nell'esprimere la sua soddisfazione: "Che grande regista, che magnifico spettacolo - ha detto agli amici che lo accompagnavano -. Questo adattamento dell'Otello e' stupendo, molto meglio dell'originale". Poi, quasi a spiegare l'iperbole che, nella sua bocca, ha un suono strano: "Io ho visto molte rappresentazioni integrali di Shakespeare e devo dire che 'Otello', cosi' come 'La Tempesta', sono spesso noiosissimi.
Qui invece e' stato concentrato tutto il significato del testo in maniera asciutta e godibilissima".

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